LUCCA. Sono tre gli indagati dalla Procura della Repubblica di Lucca per bancarotta fraudolenta, di cui due colpiti nella giornata di ieri da un’ordinanza di misure cautelari, rispettivamente degli arresti domiciliari e della custodia in carcere, emessa dal Gip dott. Dal Torrione, su richiesta del sostituto procuratore dott. Capizzoto. eseguita dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lucca.

Si tratta, dell’amministratore di fatto, del direttore generale e dell’amministratore unico (solo quest’ultimo non è in stato di detenzione) di una società di capitali, dichiarata fallita dal Tribunale di Lucca nel 2011, rei, secondo l’accusa, di averne premeditato e causato, in concorso tra di loro, il fallimento.

Devono rispondere del reato di bancarotta fraudolenta per aver falsificato i libri e le altre scritture contabili e per aver registrato fatture false in acquisto per complessivi 648 mila € procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto e recando pregiudizio ai creditori, oltreché per aver distratto la complessiva somma di 747 mila € destinandola in larga parte al pagamento delle fatture medesime, ad eccezione dei residui 99 mila € girati in nero ad una azienda, in assenza di qualsiasi documento contabile.

Le tre persone devono, altresì, difendersi dalle accuse di ricorso abusivo al credito, avendo ottenuto, a mezzo di fatture gonfiate anticipi bancari non dovuti per diverse decine di migliaia di euro.

Solo il direttore generale, già colpito in una precedente condanna dalla pena accessoria della incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per dieci anni, è chiamato a rispondere anche del reato cui all’art. 389 C.P., che punisce l’inosservanza di tale interdizione.

Le indagini, condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza, hanno consentito, in particolare, di ricostruire il sodalizio criminoso dedito alla costituzione di società operanti nel settore della fabbricazione di componenti metallici di macchinari per l’industria cartaria, le quali, sistematicamente, dopo un breve ciclo di vita sono andate tutte incontro al fallimento essenzialmente per non versare l’IVA e le altre imposte, quindi in danno dell’erario, nelle vesti di creditore principale.

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